Intervista a Simone Mariani: "Contribuiamo tutti alla rinascita collettiva"
Simone Mariani, Presidente di Confindustria ad Ascoli Piceno, dopo essere stato Vice Presidente nazionale di Confindustria Giovani, è una di quelle persone che riescono a conciliare in maniera naturale un’evidente attitudine e preparazione manageriale di alto profilo con l’inattaccabile rispetto dei valori e delle persone. Un giovane indipendentemente dal riscontro anagrafico che, nel suo dinamismo innato, riesce ancora a preservare e valorizzare la consistenza e l’incidenza delle cose semplici anche sui meccanismi di sviluppo più complessi. Mariani, nell’approccio a quest’intervista che intende sbirciare nel futuro di un territorio e del suo patrimonio (famiglie e aziende), mette a nudo la sua capacità di analisi e di programmazione marchiandola con il dinamismo e la concretezza che spesso sono estranee o sfuggenti in chi ricopre ruoli istituzionali di peso. E alla fine, dalle sue parole, affiora inevitabilmente anche il suo grande amore ed attaccamento nei confronti del territorio e delle sue peculiarità. Non senza il filtro di un necessario spirito critico quale stimolo, a tutti i livelli, per quella che lui stesso definisce la “rinascita” del Piceno.
Presidente, che anno sarà questo 2016 per il Piceno?
Spero possa essere l’anno della ripartenza, comunque un anno di rinascita. Certo, non di splendore perché non è ancora il momento, bisognerà sicuramente aspettare, ma penso sia l’anno in cui si inizierà a vedere qualche primo germoglio. Nel lungo inverno alle nostre spalle c’è stata carestia, ma si è ricominciato a seminare ed ora si potranno apprezzare i primi risultati.
E che 2016 sarà, invece, per Confindustria Ascoli e le aziende associate?
Da un punto di vista confindustriale si giocheranno due partite importanti. La prima è di carattere nazionale, con il rinnovo della presidenza di Squinzi. Anche noi parteciperemo a questo percorso che, per adesso, è ancora nella fase preparatoria. Sarà, comunque, un passaggio importante. L’altra partita da giocare è quella a livello locale e regionale: stiamo lavorando, e lo faremo per tutto l’anno, per capire che prospettiva può avere il percorso di regionalizzazione di Confindustria e, quindi, se si arriverà ad un servizio unico di perimetro regionale. In questo momento si parla tanto di macro-regioni e noi ragioniamo sull’unione interprovinciale. Personalmente, ho un obiettivo chiaro: lasciare tra tre anni una Confindustria più vitale e dinamica. Non so quale sarà il punto di arrivo di questo percorso, ma qualsiasi decisione sarà legata a questi elementi, quindi se la regionalizzazione garantirà maggiori servizi e valori aggiunti agli associati la sposeremo, altrimenti procederemo sulla strada della razionalizzazione di spesa mantenendo alto il livello dei servizi.
Si può dire che il Piceno scommette tutto su questa proposta dell’area di crisi? E che chance abbiamo, come territorio, di spuntarla?
“Quella dell’area di crisi è un po’ la partita su cui ho investito sin dal mio primo giorno di presidenza, per cui ho fortemente ricercato la coesione di tutti, dai sindacati alla politica, cercando di ricucire ed evitare scaramucce e fratture mettendo al centro il comune obiettivo in ballo, ovvero la ripresa, la ripartenza del territorio. L’obiettivo principale era unire, non senza ragionare sui diversi punti di vista, ma, pur nelle differenze di vedute di ognuna delle componenti, abbiamo portato a casa il primo importante obiettivo, con la delibera della giunta regionale e con la presentazione del progetto al Ministero. Devo dire che in questi giorni ho anche parlato con i funzionari di riferimento per la nostra pratica e mi hanno confermato che il lavoro complessivo, così come il documento economico di Confindustria, sono risultati ben fatti, qualificati e di alto livello. Come se ne vedono pochi sui tavoli ministeriali. Ora siamo in attesa, anche se sembrano emergere alcuni nuovi elementi. Anche l’Abruzzo credo stia correndo per essere della partita, forse perché non si aspettavano questa nostra accelerazione. Inizialmente non avevano reagito altrettanto prontamente di fronte a questa opportunità dell’area di crisi, ma ora so che c’è un certo fermento. Penso, quindi, che anche l’Abruzzo stia tentando ora di rientrare nella partita, magari per riagganciarsi e puntare su un’area di crisi Ascoli-Teramo. Questo, però, per quanto ci riguarda, potrebbe creare un rallentamento di tutta la tempistica, rendendola più lenta ed articolata, e per noi, che siamo già molto avanti, non sarebbe un fattore positivo. Noi andiamo avanti e visto che il prossimo 8 febbraio il Ministero dovrà esprimersi, attendiamo questa importante decisione.
Che cosa possono dare, di concreto, questi 20 progetti in termini economico-occupazionali e di prospettiva?
Difficile dirlo. Noi nella documentazione presentata abbiamo inserito numeri di massima, relativi ad investimenti ed occupazione, considerando che comunque parliamo di centinaia di posti di lavoro che potrebbero essere riassorbiti. Il segnale importante sarebbe vedere il cambio di tendenza, con un gruppo di aziende in grado di trainare la crescita sul territorio, anche con un indotto importante, e con una politica che mostri vicinanza sui problemi concreti. Qualche settimana fa il sindaco Castelli ha dato disponibilità ad investire decine di migliaia di euro per percorsi di formazione dei dipendenti. Bisognerà ora che questo si trasformi in delibere. In più, la Regione sta lavorando sui bandi del Piano di sviluppo rurale e, sempre sull’area di crisi, il Ministero vuole capire come intenda intervenire la Regione in termini di contribuzione”.
Quali potranno essere a suo avviso i settori che faranno rilevare un segno “+” nell’analisi dell’economia locale, se ci saranno?
Il turismo continuerà a far registrare un segno “+”, con tutto l’indotto, che è articolato. Crescerà ancora anche il settore agroalimentare. Porto ad esempio l’esperienza della mia azienda (il Gruppo Sabelli – ndr) , dove nel corso del 2015 abbiamo assunto e stabilizzato venticinque persone. Un segnale indicativo… Credo anche che proprio l’agroalimentare possa essere il settore trainante del prossimo futuro, con tutta la filiera a monte. Ed anche nell’agricoltura si ricomincia ad investire. Tornando al turismo, però, ora servono scelte concrete. Penso, ad esempio, al tema termale da riaffrontare seriamente, dopo tanti anni. Poi ci sono anche progetti frenati da problemi di infrastrutture, come nel caso del recupero di Borgo Rocchetta dove, purtroppo, c’è ancora la strada bloccata da una frana. Infine, occorre anche pensare ad un progetto di grande attrazione.
E per settori cardine come la manifattura che scenario vede?
Ci sono settori che trainano, come il chimico-plastico, con realtà eccellenti come Fainplast e Finproject che sono importanti per il territorio. Ma va bene anche il distretto del carbonio, con Hp Composites, mentre rimane un fiore all’occhiello il farmaceutico.
Quali sono le componenti che possono incidere per la ripresa?
In questo contesto è importante anche un approccio giusto con le istituzioni di controllo come l’Asur, su aspetti come sicurezza e qualità. E’ importante che ci sia collaborazione, anche consentendo alle aziende di migliorarsi. Tutto il territorio deve remare nella stessa direzione e l’atteggiamento poliziesco non credo che paghi. Mi auguro anche che il 2016 sia l’anno in cui con le sigle sindacali si riesca a costruire una piattaforma con basi che rendano il sistema più competitivo, per poi riaprire spiragli anche occupazionali.
Lei è un presidente giova
ne con alle spalle incarichi importanti anche a livello nazionale per Confindustria: che scenario vede per i giovani del territorio? Condivide chi dice: devono ingegnarsi ed inventarsi un lavoro? E che ruolo avrà la formazione?
Che i giovani debbano ingegnarsi e metterci del proprio per costruire il proprio destino, non c’è dubbio. I tempi del posto fisso e del lavoro semplice sono lontani. Occorre tanta auto-imprenditorialità anche per cercare di essere propositivi, per valorizzare le proprie caratteristiche e mettersi in gioco. Tanti giovani, magari, torneranno anche a rivalutare professioni o mestieri che si erano abbandonati. Oggi nell’agricoltura, con il Piano di sviluppo rurale, si sono aperte buone opportunità per i giovanissimi per entrare in questo mondo, considerando che il consumatore cerca sempre più il chilometro-zero, meno massificazione, la trasformazione di qualità, il biologico. Inoltre, va ricordato che Ascoli è la quarta provincia italiana per numero di start up innovative. Ora dobbiamo continuare così: ci sono iniziative sul territorio in questa direzione e le imprese più grandi potrebbero aiutare realtà innovative più piccole. Così come è importante, per la formazione, la collaborazione con istituti e scuole professionali, ed anche l’istituto agrario può fare ancora tanto. Il connubio scuola-imprese è fondamentale. Senza dimenticare l’Università, con il Cup che va rivisto, per capire se avrà un futuro ed in che modo. Bisogna anche capire se e come vorranno rimanere sul territorio le attuali Università. Ed anche noi, come Confindustria, stiamo lavorando su un progetto specifico sul mondo dell’Università e della formazione.
Prevede, per questo 2016, qualche nuova emergenza all’orizzonte?
Con le multinazionali non si può mai dire “siamo salvi”. E i fattori che incidono sono tanti. Dobbiamo essere noi, come territorio, a fare il possibile affinché le grandi aziende abbiano interesse a rimanere qui, magari perché sanno che c’è personale qualificato e, comunque, perché non sentono ostilità nei loro confronti. Se le condizioni di contesto sono positive, magari ci pensano due volte prima di andarsene… Se invece ci sono, come è successo, condizioni di litigiosità, costi elevati di fattori come l’energia e mancanza di infrastrutture, senza benefici fiscali ed altro, le probabilità che le multinazionali se ne vadano sono decisamente più alte. Un altro tassello importante, in tal senso, può essere anche il discorso dell’area di crisi complessa, considerando che le grandi imprese potrebbero rientrarci, seppur solo marginalmente, per quel che riguarda gli incentivi per ricerca e sviluppo. Infine, devono contribuire anche le istituzioni: la politica ha un ruolo fondamentale, anche per velocizzare tempi e procedure.
Quanto pesa, in percentuale oggi, la carenza infrastrutturale? E quali possono essere in tal senso, a suo avviso, le priorità?
Le infrastrutture pesano, sicuramente. Sul tema aeroportuale si sta lavorando ed abbiamo avuto incontri con Aerdorica per migliorare i collegamenti almeno con Milano. Poi lavoreremo anche sul discorso ferrovia, per collegamenti veloci con Milano e Roma che sono fondamentali. Su Ascoli, inoltre, da anni sento dire di riprendere il tema della Salaria, ma sarebbe fondamentale, dopo tante parole, vedere qualcosa di concreto. Abbiamo bisogno di un collegamento più adeguato da Ascoli verso la Capitale. Credo anche nel proseguimento del buon lavoro fatto finora sulla pista ciclabile di collegamento con la costa, con grande impegno del Bim Tronto. A mio avviso sono soldi ben spesi. Basta vedere come Monticelli si sia rivalutato e quante persone frequentino la ciclopedonale. In tal senso, i risultati arrivano in pochissimo tempo con evidenti cambiamenti culturali. Per finire, non vanno trascurate le infrastrutture immateriali e digitali: abbiamo bisogno di banda larga vera. E’ quasi più importante che arrivi la fibra ottica piuttosto che un aeroporto…
Un messaggio finale per questo anno appena iniziato?
Dobbiamo adoperarci e contribuire tutti ad una rinascita collettiva, a fronte di un’economia che sembra ripartire, con segnali maggiori di attenzione da tutta Italia ed Europa. Dobbiamo avere maggiore consapevolezza e amor proprio verso questo territorio. Contribuiamo a tenere in ordine la città, i dipendenti facciano sentire il proprio affetto alle aziende, le istituzioni lavorino per il bene comune. Ognuno cerchi di dare il proprio onesto apporto. Se i germogli crescono rinasce la pianta, ma se c’è una gelata si blocca tutto… Non possiamo permetterci di essere divisi. Occorre grande coesione, grande senso di responsabilità.
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