Rullo di tamburi e squilli di chiarine per l'ultimo saluto alla piccola Marisol

La piccola bara bianca, trasportata a braccia dalla Sala dei Palii - dove era stata allestita la camera ardente – è arrivata davanti all'altare sistemato nel chiostro di Sant'Angelo Magno, passando tra le bandiere del sestiere biancorosso al ritmo e al suono della Quintana. Così, questa mattina, è iniziata la funzione funebre per Marisol Piermarini, la piccola di venti mesi morta tra le macerie di Arquata a seguito del terremoto dello scorso 54 agosto. E' stato don Juan Vanegas, il sacerdote che a luglio dello scorso anno l'aveva battezzata, a officiare le esequie davanti ad una folla che ha gremito la sede del sestiere della Piazzarola. “Questo momento non è facile – ha detto il sacerdote giunto da L'Aquila nel corso della sua omelia – e non posso immaginare il dolore che provano i genitori in questo momento. Difficile parlare di speranza in questo momento ma purtroppo la morte non rispetta la cronologia secondo cui si nasce, si cresce e si muore. La morte arriva ed è inaccettabile che una bambina di venti mesi se ne possa andare così”. Particolarmente toccante al termine della cerimonia funebre il ricordo del papà, Massimiliano Piermarini. “ Marisol è stato un lampo di gioia – ha detto dall'altare – e anche se è stata poco con noi ci ha cambiato a tutti positivamente. Mariasol era gioia e allegria e non vorrebbe che le persone che oggi sono qui piangessero troppo. Subito dopo è stata la volta della mamma che ha ricordato il carattere della sua bambina. “ Era piccola ma ci ha insegnato tanto – ha sottolineato Martina Turco - . Faceva i capricci ma un attimo dopo aveva un abbraccio e un sorriso per tutti”. Al termine della celebrazione gli squilli di chiarine ed il rullo dei tamburi hanno accompagnato l'uscita del feretro dalla sede del sestiere.

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